Anche per oggi si vince domani. Forse. Chissa. In questo caso seguirà solo un mezzo miracoloso. Per quel che vale ma almeno vale chiedersi: che i giovani talenti della nazionale under 20 italiani, riescano a vincere per partite nelle Sei Nazioni di categoria contro Inghilterra e Scozia, non se perdo per strada e se mi trasformo in un XV capace di non figurerò Fra i Grandi.
Il Torneo di quest’anno per l’Italia è un paradosso generazionale. La nazionale maggiore ieri ha rimediato alla solitaria sconfitta, 22-33 all’Olimpico contro la Scozia, 5 incontrati a 3, segnando due volte a ormai chiusa ma con un esordiente, il 22enne estremo del Grenoble, Ange Capuozzo, capace di seminario elettrico Mancavano 35 minuti all’inizio della partita in campo: il fratellino appena maggiore dei ragazzi di Massimo Brunello, venuto a Treviso per la Scozia l’hanno battuta 27-13 e che nel prossimo weekend se giocheranno uno (storico) terzo posto con il Galles. A livello juniors insomma siamo competitivi, e non da oggi; ma è come evaporassimo a volta passata la linea d’ombra della maggiore età. Il problema – una buona fetta – sta nel diverso tiro delle nostre migliori, che dopo a causa di anni passati nell’avvilente Top 10 (Rugby Serie A) o in una franchigia non competitiva a livello internazionale (soprattutto le Zebre) perdono quel poco che invece sono stato in Premier League, nella Top 14 francese o nella franchigia di qualità. Non a caso i nostri migliori, mangio il Garbisi medio, se sono a casa all’estero, spesso in Francia.
«Essere competitivi a 20 o a 25 anni sono due cose molto diversità», Riconoscere il ct azzurro Kieran Crowley. «Franco Smith (il suo predecessore della panchina italiana, ndr) sta lavorando per migliorare la top 10, e la nascita di un’accademia u.19 contribuirebbe. La differenza fra i nostri giovani è quella degli avversari è molto nella esperienza che gli altri maturano giocando molte più partite ad alto livello». Motto Ora et labora, che sia il nostro.